La Bolla della Compagnia dei Mari del Sud: il primo grande inganno finanziario
Introduzione: dai tulipani al mare del Sud
Tutti ricordano la bolla dei tulipani del 1637: i bulbi che arrivarono a costare quanto una casa e poi crollarono in poche settimane. Ma quello fu soprattutto un fenomeno speculativo circoscritto, quasi folkloristico.
La vera architettura finanziaria moderna, con ingegneria del debito, emissioni di azioni, complicità politica e mercato di massa, arrivò quasi un secolo dopo, nel cuore di Londra.
Era il 1720, e stava nascendo la leggenda della Compagnia dei Mari del Sud.
L’illusione del mare infinito
La South Sea Company nacque nel 1711 con una promessa tanto suggestiva quanto ingannevole: consolidare il debito pubblico inglese trasformandolo in azioni, e aprire ai cittadini i profitti del commercio con le colonie spagnole nel Sud America.
Il “mare del sud” evocava oro, argento e spezie. In realtà, la Spagna limitava pesantemente i commerci e i guadagni erano ridotti. Ma poco importava: la narrativa era più potente dei numeri.
La spirale della speculazione
Tra il 1719 e il 1720 la febbre dilagò. La Compagnia offriva conversione del debito pubblico in azioni e il Parlamento stesso sosteneva il progetto.
Nobili, mercanti e persino artigiani investirono. Il prezzo delle azioni si moltiplicò, sospinto da voci di profitti mirabolanti. Londra divenne il palcoscenico di una vera mania collettiva: persino i domestici vendevano i risparmi per acquistare “un pezzo del mare del sud”.
Newton e la legge che non funzionò
Tra i tanti investitori travolti dalla bolla c’era anche Isaac Newton, il genio che aveva descritto le leggi della gravitazione universale. La sua vicenda è un caso da manuale di psicologia finanziaria.
Inizio 1720 – Newton possedeva circa 10.000 quote di South Sea stock, per un valore intorno a £13.000, più altri titoli governativi per un totale di circa £32.000.
Primavera 1720 – fiutando il rischio, vendette una parte importante delle sue azioni, realizzando profitti stimati intorno a £20.000. Sembrava aver gestito con prudenza la situazione.
Giugno 1720 – accecato dall’euforia generale, rientrò nel titolo quando le quotazioni erano ancora più alte. Convertì anche una parte consistente dei suoi titoli governativi in azioni South Sea (fino a £26.000 in un singolo giorno, il 14 giugno).
Estate 1720 – quando la bolla scoppiò, Newton rimase esposto in pieno. Nel 1721 risultava ancora titolare di oltre 16.000 quote di South Sea stock, che ormai valevano una frazione del prezzo d’acquisto.
Il risultato finale? Una perdita netta stimata tra £12.000 e £14.000, una fortuna enorme per l’epoca, che bruciò gran parte del suo patrimonio.
Fu allora che Newton pronunciò la celebre frase:
“Posso calcolare il movimento dei corpi celesti, ma non la follia delle folle.”
Un monito che riecheggia attraverso i secoli, ricordandoci che neppure la mente più razionale può resistere all’euforia collettiva di una bolla.
Il crollo e lo scandalo
Come sempre accade nelle bolle, bastò poco per far crollare l’illusione. Nell’estate del 1720 i grandi investitori iniziarono a vendere: il prezzo si sgonfiò, i piccoli risparmiatori rimasero intrappolati.
Lo scandalo fu enorme: emerse corruzione, tangenti, connivenze politiche. Persino ministri e membri della corte furono coinvolti. La fiducia pubblica fu scossa alle fondamenta.
Conseguenze e il “Bubble Act”
Per rispondere al disastro, il Parlamento approvò il Bubble Act, che impose rigide restrizioni alla creazione di nuove società per azioni.
La Compagnia sopravvisse formalmente, ma il suo peso reale si azzerò. L’eredità fu un monito universale: l’avidità collettiva e la narrativa possono gonfiare i mercati ben oltre la realtà, fino al collasso inevitabile.
Lezioni per il trader moderno
La Bolla dei Mari del Sud non è un reperto polveroso: è uno specchio delle dinamiche di mercato che ancora viviamo.
Narrativa contro fondamentali: se i guadagni promessi sono troppo belli per essere veri, pensiamo che sia così (e ci caschiamo)
Effetto gregge: più forte dell’analisi razionale, spinge tutti nella stessa direzione.
Euforia e panico: i due motori che, oggi come ieri, generano i grandi cicli.
Se anche Newton cadde: nessuno è immune alle bolle, e la disciplina emotiva è la vera legge che conta. L’intellegenza razionale non basta a tutelare se stessi.
Il ritorno eterno delle bolle: dal Nasdaq del 2000 alle crypto del 2021, lo schema non cambia.
Il compito del trader è riconoscere i segnali, capire quando la narrativa domina i fondamentali e prepararsi a cavalcare – o evitare – la tempesta.
Il riflesso nei mercati di oggi
Guardando ai mercati attuali, la lezione del 1720 sembra più viva che mai.
Crypto e stablecoin: l’espansione senza limiti di USDT e la liquidità pronta a riversarsi sugli asset digitali ricorda la narrativa di ricchezze facili, in attesa di un trigger speculativo.
Tech e Intelligenza Artificiale: le valutazioni stellari di alcune aziende spingono domande simili a quelle del passato: quanto è narrativa e quanto sono fondamentali?
Oro e dollaro: come allora, la fiducia nella moneta e nei debiti sovrani plasma le onde speculative. Il DXY forte o debole influenza capitali e flussi proprio come le decisioni del Parlamento influenzavano la South Sea Company.
Mercati del lavoro e tassi: anche oggi, le decisioni delle banche centrali e la psicologia degli investitori contano più della semplice matematica finanziaria.
La storia della South Sea Bubble non è solo un capitolo di cronaca, ma una lente per leggere i nostri mercati: la narrativa corre sempre più veloce dei fondamentali, e il trader preparato deve saper distinguere i due ritmi.
Tabella comparativa: South Sea Bubble 1720 vs Mercati 2025
| Elemento | South Sea Bubble (1720) | Mercati 2025 |
|---|---|---|
| Contesto storico | Debito pubblico inglese elevato, ricerca di strumenti finanziari innovativi per rifinanziarlo. | Liquidità globale abbondante, banche centrali strette tra inflazione e rischio recessione. |
| Narrativa dominante | Profitti infiniti dal commercio con il Sud America (spezie, oro, schiavi). | Ricchezze senza limiti promesse da crypto e Intelligenza Artificiale. |
| Fondamentali reali | Traffici con le colonie minimi, utili della compagnia quasi inesistenti. | Utili concreti ancora ridotti rispetto alle valutazioni di molte big tech e alla capitalizzazione delle crypto. |
| Euforia collettiva | Nobili, banchieri, persino domestici comprano azioni; perfino Newton si lascia trascinare. | Retail, fondi e persino istituzionali accrescono esposizione a settori narrativi: AI stocks e altcoin emergenti. |
| Punto di rottura | Estate 1720: primi investitori liquidano, la fiducia crolla, prezzi in picchiata. | Potenziale “trigger” attuale: politiche monetarie restrittive, tensioni geopolitiche, improvvisa stretta sulla liquidità. |
| Esito | Perdita di fortune personali, scandalo politico, nascita del Bubble Act. | Possibile forte correzione in settori iper-speculativi; rafforzamento della regolamentazione su stablecoin, AI e mercati digitali. |
| Lezione | La narrativa può gonfiare i prezzi molto oltre i fondamentali, fino al collasso. | Stesso schema: imparare a distinguere tra storytelling e numeri reali, mantenendo disciplina e gestione del rischio. |
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