Una valuta ancorata all’energia, non all’oro. Una moneta difficile da manipolare, progettata per fermare le guerre e restituire il potere economico al lavoro produttivo.
No, non è Bitcoin. È l’idea di Henry Ford, datata 1921.
Il sogno nascosto nelle righe di giornale
Dicembre 1921. Un’intervista pubblicata sul New York Tribune fece trapelare una proposta così radicale che nessuna banca centrale osò prenderla sul serio: Henry Ford, l’uomo che aveva rivoluzionato la produzione industriale con la catena di montaggio, ora voleva rivoluzionare anche il sistema monetario globale.
La sua idea era semplice quanto destabilizzante: creare una nuova valuta internazionale basata non sull’oro, ma su una unità standardizzata di energia.
Una proposta visionaria. Ford immaginava che ogni unità della nuova valuta fosse rappresentata da una quantità fissa di energia erogata in un’ora, facilmente misurabile e distribuita in modo equo. Il valore non derivava più da un metallo raro ma dal lavoro concreto, misurabile, tangibile:
“Una certa quantità di energia esercitata per un’ora dovrebbe valere un dollaro.”
https://chroniclingamerica.loc.gov/lccn/sn83030214/1921-12-04/ed-1/seq-1/
Distruggere il potere dell’oro, fermare le guerre
Per Ford, il vero problema dell’oro era il suo potere politico. L’oro poteva essere accumulato, manipolato, usato per finanziare guerre. Le banche internazionali ne erano i principali detentori e strumenti di controllo. La sua visione era chiarissima:
“Il male essenziale dell’oro in relazione alla guerra è che può essere controllato. Rompi quel controllo e fermi la guerra.”
La moneta energetica, al contrario, era teoricamente decentralizzata. L’energia non poteva essere nascosta in caveau blindati né concentrata in un unico luogo. Era il frutto del lavoro, della natura, della tecnologia.
Caratteristiche chiave della proposta Ford
Valore basato su energia
La moneta avrebbe avuto valore concreto: un’ora di energia = 1 dollaro. Misurabile, tangibile e non manipolabile dalle banche centraliQuantità limitata e scarsa
La valuta sarebbe stata emessa solo in quantità fissa e con scopi specifici, limitando così l’inflazioneDecentralizzazione del potere monetario
L’energia non poteva essere concentrata come l’oro, quindi il potere monetario non sarebbe stato controllato da pochiFine delle guerre legate al denaro
Ford sosteneva che molte guerre erano finanziate da meccanismi monetari controllati da elite; eliminando l’oro, si eliminava il loro potere
Troppo presto per un mondo abituato al controllo
Il progetto di Ford, in realtà, non fu mai realizzato. Troppo rivoluzionario. Troppo avanti. Troppo pericoloso per gli interessi dominanti. Alcuni giornalisti dell’epoca lo bollavano come utopico, altri come ingenuo. Ma a distanza di un secolo, l’idea suona sorprendentemente familiare.
Perché oggi una moneta legata all’energia esiste. E non ha bisogno di banche centrali, né di firme statali. Si chiama Bitcoin.
Bitcoin: l’eco moderna del sogno di Ford
Bitcoin non è una moneta basata sull’oro. Non è sostenuta da eserciti o trattati. Ma per esistere, consuma energia. E non poca.
Per convalidare ogni blocco nella blockchain, servono calcoli crittografici che richiedono enormi quantità di potenza di calcolo. Questo processo – chiamato Proof of Work – rende Bitcoin scarso e costoso da produrre, proprio come Ford aveva immaginato con la sua energy currency.
Certo, la struttura è diversa. Bitcoin non rappresenta un’unità oraria di energia, ma è garantito dalla quantità di energia consumata per produrlo. Più energia viene spesa, maggiore è la sicurezza e l’integrità del sistema.
E questa energia è tracciabile, misurabile, distribuita in tutto il mondo. Non ha centro, non ha cassaforte, non ha una banca che ne controlli l’emissione.
Il tempo come giudice silenzioso delle visioni
Quando Ford parlava di moneta energetica, non c’erano computer, né rete elettrica globale, né consapevolezza ambientale. C’erano solo turbine, dighe e vapore. Ma la logica era già lì: creare valore partendo dal lavoro e non dal possesso.
Nel 2021, esattamente cento anni dopo la sua proposta, la testata Cointelegraph riportava questa frase con un misto di stupore e nostalgia:
“Henry Ford tried to create Bitcoin in 1921.”
Non è una forzatura. È un richiamo. Ford aveva intuito che l’energia potesse essere un’unità democratica di misura del valore, meno soggetta a speculazioni, più vicina alla realtà produttiva del mondo.
Bitcoin, con tutti i suoi limiti, è probabilmente la realizzazione più vicina a quella visione. Ma con una differenza cruciale: Ford voleva legare la moneta al lavoro fisico. Bitcoin la lega al lavoro computazionale. Due modi diversi di affrontare lo stesso problema.
La domanda che resta sospesa
Siamo sicuri che l’oro sia ancora il miglior collaterale possibile per il denaro? O abbiamo appena cominciato a capire che l’energia, in tutte le sue forme – solare, elettrica, computazionale – può rappresentare una nuova forma di riserva?
E soprattutto: se oggi il denaro nasce ancora in una banca, ma circola su una rete elettrica globale…
…quale sarà la prossima rivoluzione?
E chi, oggi, sta immaginando il denaro del 2121?
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