“Legatemi all’albero maestro. Anche se vi supplicherò di sciogliermi, voi stringete di più.”
— Odissea, Libro XII
Ogni trader ha dentro di sé un Ulisse. Un esploratore dei mercati, alla ricerca di rendimento, costretto ad attraversare tempeste emotive, mostri interiori e tentazioni quotidiane. Ma uno dei passaggi più insidiosi – e più attuali – è proprio quello in cui l’eroe incontra le Sirene. Belle, persuasive, subdole. Proprio come i sussurri del mercato quando il piano è già stato stabilito e la razionalità comincia a vacillare.
Le sirene oggi: il mercato canta troppo dolcemente
Oggi, proprio come Ulisse avvistava da lontano lo scoglio maledetto, anche noi trader vediamo l’orizzonte farsi inquieto. I segnali di un possibile ritracciamento pesante si moltiplicano: volatilità compressa, euforia retail, divergenze tecniche, squilibri tra flussi smart e dumb money, narrativa troppo uniforme. Eppure, il canto resta ammaliante:
“Tieni ancora un po’…”
“Non vendere ora, sta per rimbalzare…”
“Guarda quanti comprano, entra anche tu…”
È in questi momenti che il richiamo si fa più insidioso. Proprio quando sarebbe il momento di vendere, il mercato canta più dolcemente.
Il mito come metafora del trading
Ulisse sa che il canto delle Sirene è letale. Eppure vuole ascoltarle. Così prepara una strategia: ordina ai suoi uomini di tapparsi le orecchie con la cera e di legarlo all’albero maestro della nave. Nessuno dovrà assecondare le sue grida, anche se sembrerà impazzito.
Il trader che intuisce il pericolo, ma vuole restare razionale, fa lo stesso: si ancora a un piano di vendita, ha un Money Management solido, utilizza un Trading System, mentre il mondo gli sussurra di restare dentro. Chi improvvisa, chi si affida all’istinto, chi si convince che “questa volta è diverso”, finisce sugli scogli.
Il dilemma del trader: razionalità contro emozione
Quando si è dentro una posizione, soprattutto se in guadagno, la mente comincia a giocare brutti scherzi. La voce della prudenza viene sopraffatta da una sequela di bias cognitivi che alterano la percezione del rischio e della realtà.
1. Effetto disposizione (Disposition Effect)
È la tendenza a vendere troppo presto gli asset in guadagno per “portare a casa qualcosa”, mentre si continuano a mantenere gli asset in perdita nella speranza che si riprendano.
Nel mito: il marinaio che scorge un’onda favorevole e salta in mare, perdendosi nel canto delle Sirene, abbandonando la nave proprio quando serviva restare legato.
2. Bias del senno di poi (Hindsight Bias)
Dopo che un evento si è verificato, tendiamo a credere che fosse prevedibile o addirittura ovvio. “Lo sapevo che sarebbe sceso”. Ma la verità è che non lo sapevamo affatto: lo costruiamo dopo.
Nel mito: chi, sopravvissuto al canto, afferma di averlo “sempre saputo”, dimenticando quanto fosse forte la tentazione in quel momento.
3. Overconfidence (Eccesso di fiducia)
La convinzione di saper leggere il mercato meglio degli altri. È il “questa volta so cosa faccio” che porta ad alzare l’esposizione, ignorare segnali di uscita, ritardare la vendita.
Ulisse sapeva di non poter resistere. Il trader overconfident, invece, crede di potersi tuffare e tornare indietro. E affoga.
4. Loss aversion (Avversione alla perdita)
Le perdite fanno male molto più di quanto i guadagni diano piacere. È un meccanismo profondo: siamo biologicamente più reattivi al dolore che al premio.
In trading, questo porta a non vendere un titolo in perdita per evitare di “ufficializzare” il danno. E così, la perdita cresce.
Nel mito: il marinaio che preferisce illudersi di non aver sentito nulla piuttosto che affrontare la realtà del canto e chiedere di essere legato.
5. Effetto Gregge
Il condizionamento esterno da parte di un “leader” che guida le masse è spesso deleterio. La maggior parte delle volte, tale Leader non ha alcun tipo di preparazione specifica, ma solo superficiale ed elementare. I media inoltre non lavorano per la massa, così come gli analisti delle grandi banche. Per chi lavoreranno secondo voi?
| Bias Cognitivo | Descrizione | Contromisura Operativa |
|---|---|---|
| Effetto disposizione | Vendi vincenti troppo presto, tieni i perdenti | Piani fissi di uscita, trailing stop |
| Bias del senno di poi | “Era ovvio che scendeva” | Diario di trading, consapevolezza ex-ante |
| Overconfidence | Sopravvaluti le tue capacità di previsione | Checklist razionale, validazione esterna della strategia |
| Loss aversion | Non vuoi vendere in perdita | Stop loss predefiniti e automatizzati |
| Herding (comportamento gregario) | Ti fai influenzare dalla massa, anche contro la logica | Distanza dalle community, focus sui dati |
Il canto collettivo: l’illusione del branco
Nel viaggio omerico, le Sirene promettono conoscenza assoluta. Oggi lo fanno sotto forma di video virali, post sui social, chat tra investitori che si convincono a vicenda: “Non vendere ora, sei pazzo?”.
È il consenso cieco, la rassicurazione del numero. Ma quando troppi pensano la stessa cosa, spesso è il momento in cui il mercato cambia direzione.
Mentre i professionisti liquidano posizioni con eleganza, il retail resta a bordo… convinto di essere dalla parte giusta.
Prepararsi al canto: strategia prima, emozione dopo
Ulisse non decide mentre ascolta. Decide prima. Ecco perché sopravvive.
Il trader preparato fa altrettanto:
Piano scritto: con target, stop loss, e soglie temporali.
Ordini automatici: vendite già impostate, senza spazio per i “forse”.
Checklist emotiva: “Sto rispettando il mio piano o sto reagendo al canto?”
Fiducia nella strategia: se ben costruita, protegge anche da sé stessi.
Conclusione: il trader legato all’albero maestro
Ulisse ascolta. Urla. Implora. Ma resta legato. E vince.
Il trader che sa legarsi – alle sue regole, alla disciplina, alla consapevolezza dei propri limiti – sopravvive.
Anche se sente il canto. Anche se tutti gridano “tieni!”.
Le sirene ci saranno sempre. E oggi il loro canto è più dolce che mai. Ma se la tua rotta è già tracciata, e il timone è saldo, puoi attraversare anche questa tempesta.
E arrivare all’altra sponda.
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